Nel 2022 conviene investire in materie prime?
L’asset class commodities rappresenta un gruppo eterogeneo di beni con destinazioni di uso differenti, specificità e qualità diverse. Investire in materie prime contribuisce a diversificare il portafoglio e può fornire una copertura contro l’inflazione. Inoltre rappresenta un’opportunità alternativa di ricerca di rendimenti positivi. Non è tutto oro quello che luccica. Data la natura delle materie prime, al loro mercato sono connessi anche fattori di maggiore concorrenza, volatilità dei prezzi e maggiore sollecitazione a cambiamenti normativi.
L’universo commodity richiede una comprensione profonda del contesto. Investire in materie prime comporta l’implementazione di strategie di gestione e di controllo, soprattutto per fare fronte alla sfida del Coronavirus e ai cambiamenti del prossimo futuro.
Cosa significa Commodity e quali sono le modalità di investimento?
Il termine “commodities” indica un bene fungibile: intercambiabile (poiché privo di specifica individualità) e per il quale c’è una domanda a cui corrisponde un’offerta sul mercato senza differenze qualitative.
Le commodities identificano dunque le materie prime o ogni tipo di merce tangibile e fruibile sul mercato, che sia facilmente immagazzinabile e conservabile nel tempo e il cui prezzo è determinato dalla legge della domanda e dell’offerta. In genere si dividono in:
– Hard commodities, ovvero beni inerenti al settore energetico, dei metalli industriali e dei metalli preziosi;
– Soft commodities, ovvero beni deperibili derivanti dal settore agricolo e dell’allevamento.
Le commodities rappresentano un asset reale. Sono dotate di un valore intrinseco dipendente da specificità e qualità differenti: dalla produzione in quantità generalmente definite e una diversa capacità di stoccaggio, alla rinnovabilità con diversa intensità o la dipendenza da fattori stagionali.
Asset class di investimento
Nel mercato finanziario le commodities rappresentano un asset class di investimento alla stregua delle più tradizionali azioni e obbligazioni. Inoltre permettono una differenziazione strategica del portafoglio.
Le condizioni delle materie prime dipendono da una molteplicità di macro e micro fattori: i cicli economici, il rapporto tra domanda e offerta, gli sviluppi e le dinamiche geopolitiche. Per questa ragione, investire in commodities richiede una visione olistica della contingenza economica e dei possibili sviluppi sui mercati, che consente di comprendere la natura interconnessa dell’economia globale.
In particolare, lo scambio standardizzato delle commodities avviene nelle borse di competenza. Fra queste possiamo annoverare il New York Mercantile Exchange (NYMEX), il Chicago Mercantile Exchange (CME), il Chicago Board of Options Exchange (CBOE), il Chicago Board of Trade (CBOT) e il London Metal Exchange (LME). Le commodities sono oggetto di negoziazione fisica e possono assumere il ruolo di attività sottostante per diversi tipi di strumenti finanziari. A tal fine, gli investitori possono negoziare sui mercati strumenti come futures, azioni, ETC o fondi comuni d’investimento basati su materie prime.
A livello globale quando si tratta di investire in materie prime, una delle scelte più ricorrenti si fonda sull’acquisto e la vendita di contratti futures. Questi costituiscono il modo più diretto per possedere un bene fungibile, ma sono soggetti a una maggiore volatilità e necessitano di una profonda conoscenza dei mercati.
In tale ottica, una possibilità d’investimento più accessibile in questo macro-settore è l’acquisto di fondi comuni o ETC. Un acquisto che in genere comporta rischi minori e un’offerta più diversificata.
Il rischio di investire in questa asset class
L’introduzione di questa specifica asset class all’interno di un portafoglio strutturato in una più classica diversificazione tra azioni e obbligazioni risponde a esigenze differenti. Di norma, investire in materie prime offre opportunità alternative sui mercati a causa della ciclicità dei sottostanti: a causa della diffusa natura anticiclica di determinate asset class del settore (soprattutto in periodi di forte instabilità). Un esempio è l’utilizzo dei beni rifugio (come i metalli preziosi) in momenti di forte pressione sulle economie mondiali o sulle valute.
Anche in momenti di inflazione emerge la tendenza ad aumentare il premio al rischio mediante l’utilizzo di questa specifica asset class. La presenza di commodities in portafoglio consente infatti in molti casi di proteggere il capitale investito.
Il rischio principale dell’investire in materie prime è insito nella sua maggiore volatilità. Azioni, obbligazioni e valute tendono ad avere una varianza inferiore e una maggiore liquidabilità sui mercati – soprattutto se l’investimento segue una singola merce o uno specifico settore dell’economia.
Esiste poi un intero universo intermedio per gli investimenti. È l’universo delle aziende che hanno direttamente a che fare con il mondo delle materie prime per la loro specifica tipologia di attività economica (come industrie estrattive e minerarie o aziende legate alla prima lavorazione delle materie prime).
Investire in azioni od obbligazioni di queste aziende comporta:
– seguirne le singole dinamiche economiche e commerciali relative (ad esempio, alla scoperta di nuovi giacimenti o all’invenzione di nuove modalità di estrazione);
– espone agli stessi rischi/opportunità relativi al settore di riferimento della materia prima trattata.
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Challenge da affrontare, tra presente e futuro
A breve termine la prima sfida da affrontare è legata al Coronavirus, che costringe a rivedere le previsioni per il biennio 2020-2021 per il mercato delle commodities.
Come denuncia IlSole24Ore, le quotazioni delle commodity – dal petrolio ai metalli, oro compreso – devono fare fronte a una situazione di crisi globale. Il calo delle quotazioni di petrolio è noto. Anche l’oro e i metalli industriali come rame, alluminio e zinco, sono scesi ai loro livelli minimi (registrabili solo nei periodi peggiori per i mercati finanziari, quando pesanti margin call spingono a vendere diversi asset, compresi i cd. beni rifugio). Una situazione identica si rivela per energia e prodotti agricoli. La prima registra un calo del 35% rispetto ai primi mesi dell’anno; i prezzi agricoli sono scesi del 3%, con cali più o meno simili in tutte le categorie.
Le cause sono fuga dal rischio e scorte che si stanno accumulando a livelli record.
L’accumulo degli stoccaggi è il segnale più tangibile della crisi dei consumi. Eppure costituisce anche una possibile ipoteca sul futuro, secondo il punto di vista dei fornitori di materie prime. Questo fenomeno, infatti, può accentuare e prolungare ulteriormente le pressioni ribassiste sui mercati delle materie prime.
Per calibrare di nuovo le strategie di investimento diventa fondamentale comprendere le sfide chiave dei mercati delle materie prime e le risposte dei Paesi produttori nella gestione dei cambiamenti.
Fattori ESG
In un’ottica di medio-lungo periodo, giocano un ruolo determinante anche altri fattori, e primi fra tutti le tendenze ambientali, sociali e di governance.
La crescente spinta ad affrontare il cambiamento climatico e l’ampia gamma di progressi tecnologici richiedono ai produttori di materie prime di adeguare le loro politiche. Alcuni dei temi del CIO Longer Term Investment (LTI) includono: energie rinnovabili, efficienza energetica, aria pulita e riduzione del carbonio, resa agricola, scarsità d’acqua e mobilità intelligente.
In termini di strategie di investimento, ciò potrebbe tradursi in temi di investimento più a lungo termine. Questi potranno infatti beneficiare delle risposte politiche di produttori e fornitori di commodities orientate a gestirne le transizioni verso una nuova fase.
Rame
Alcuni esempi? Il rame ha sofferto del taglio di domanda a breve termine come la maggior parte dei metalli, ma ha fondamentali ancora positivi per il 2020. Questo per via del deficit di questo materiale sul mercato e del ruolo chiave nella transizione verso l’energia sostenibile.
Il rame è un ottimo conduttore elettrico e possiede una buona resistenza alla corrosione, perciò è spesso usato per generatori eolici e celle fotovoltaiche. Gli analisti ne prevedono per il prossimo biennio un aumento del prezzo medio, strettamente legato all’aumento della produzione di energia pulita.
Petrolio e oro
Le previsioni di Fitch per il 2021 restano invariate anche per il petrolio e l’oro continua a svolgere un ruolo rilevante in portafoglio in ottica difensiva. È un bene reale e in quanto tale rappresenta una valida assicurazione contro gli effetti distorsivi delle politiche monetarie.
Un’indagine di alto profilo condotta dalla LBMA afferma che anche i prezzi dell’oro dovrebbero progressivamente salire in futuro, a partire da una discesa più lenta nella seconda metà dell’anno (quando progressivamente diminuiranno le tensioni legate al virus).
Ciò significa che l’oro rappresenta comunque una asset class molto interessante. È richiesta però una maggiore attenzione verso una più ampia situazione macroeconomica (soprattutto in un concitato contesto economico globale come quello attuale).
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