Cosa caratterizza gli investimenti finanziari a maggior rischio?
Un costume comune ha caratterizzato il sistema del risparmio gestito nell’ultimo ventennio: la costruzione dei portafogli finanziari con l’approccio a posteriori. Il famoso senno del poi.
Gli errori nella gestione dei portafogli finanziari
All’inizio del ventunesimo secolo e memori dei floridi anni ’90, la tendenza era proporre portafogli con una cospicua componente azionaria.
Nello specifico, i criteri per stabilire la percentuale di azionario in un portafoglio erano:
– l’orizzonte temporale del cliente;
– la sua propensione al rischio.
Un esempio?
Al cliente con una propensione al rischio “media” e orizzonte temporale di 10 anni veniva in genere consigliata una quota di azionario del 50% e il principio di fondo si basava sulla convinzione che “tanto nel medio lungo periodo le borse salgono sempre”.
Ciò implicava una staticità sostanziale sui portafogli, senza interventi radicali anche nel lungo termine.
Intorno al 2010, poi, è avvenuto il duro scontro con la realtà.
I 2 collassi delle borse nel periodo 2000-2003 e nel 2008 causarono perdite ingenti nei portafogli dei clienti e smentirono l’adagio secondo cui nel corretto orizzonte temporale l’investimento azionario è sempre proficuo.
I consulenti iniziarono a guardarsi intorno alla ricerca di strategie alternative che potessero creare valore a prescindere dall’andamento dei mercati e l’attenzione si rivolse ai comparti “flessibili”.
Tra questi non fu difficile trovare buone performance e basso rischio; spesso grazie all’abbondante esposizione ai mercati obbligazionari, contraddistinti da decenni di ribasso dei tassi e aumento del valore dei corsi.
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Il ruolo dei bias nella gestione e controllo del rischio
Prima di tornare sul mondo dei comparti flessibili facciamo una piccola digressione sugli errori sistematici. Con errori sistematici intendiamo i bias che la mente umana compie davanti alle scelte in situazioni di incertezza, come quelle legate agli investimenti finanziari.
Bias è un termine anglosassone e indica una predisposizione naturale a un errore di tipo cognitivo.
È un concetto coniato dalla Finanza Comportamentale, una disciplina che unisce aspetti di psicologia cognitiva e teorie finanziarie in senso stretto, nata a metà degli anni ‘70.
Questo approccio cerca di spiegare le anomalie dei mercati finanziari analizzando il comportamento degli agenti economici e cerca così di avere una visione più realistica possibile.
La distorsione cognitiva si ripercuote sulle scelte finanziarie perché spinge a inseguire le tendenze e a far sembrare evidente a posteriori quale sarebbe stata la soluzione migliore da adottare.
Il sistema del risparmio gestito è stato permeato dal bias del senno del poi e questo ha condizionato in modo sfortunato le scelte dei risparmiatori negli ultimi 20 anni.
Mentre nel 2000 si compravano azioni sulla scia dei favolosi anni ’90, nell’ultimo decennio l’attitudine diffusa è stata puntare sui fondi migliori all’interno del comparto flessibile. Dal momento che erano stati i migliori degli ultimi cinque anni, si pensava che avrebbero continuato a essere tali ancora per un tempo indefinito.
Intendiamo quindi mettere in guardia dalla tendenza a ragionare ex post e inseguire le tendenze. Il rischio può essere paragonato a quello di viaggiare in autostrada sempre e solo con lo specchietto retrovisore.
L’approccio di 4TimingSIM nel controllo del rischio di portafoglio
Oggi, alla luce degli errori che sono stati commessi nei decenni scorsi, in 4Timing SIM intendiamo proporre un approccio nuovo, che rappresenti un segnale di rottura con il passato e tuteli dal reiterare i soliti errori.
Qualsiasi profilo MiFID definisce un portafoglio strategico su un determinato orizzonte temporale. La questione è come intervenire in corso d’opera al verificarsi di vari eventi tipici dei mercati finanziari, che possono incidere sullo scenario ipotizzato in origine.
Per questa ragione riteniamo che i modelli di risk management fondati sul VaR – in qualsiasi variante (compresi quelli che considerano le distribuzioni asimmetriche) – potrebbero non proteggere abbastanza il capitale dei clienti nelle fasi di trend ribassista dei mercati.
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Quali aspetti il consulente finanziario deve tenere sempre a mente?
A nostro avviso l’evoluzione del consulente consiste nel passaggio dalla vendita di prodotti finanziari alla proposizione di strategie.
È il momento di rigettare l’approccio di chi tenta di prevedere dove andranno i mercati e altrettanto quello di chi subisce passivamente le tendenze.
L’alternativa è operare attraverso un controllo reale e attivo sul portafoglio del cliente.
Sosteniamo quindi che sia necessario reinterpretare il ruolo del consulente tenendo conto di due aspetti sostanziali:
- il controllo del rischio del portafoglio;
- il controllo dei singoli flussi.
Il controllo del rischio
Il controllo del rischio è il vero motore della performance e la chiave di successo di una comunicazione persuasiva.
Una perdita ha un impatto maggiore di un guadagno, e non solo in termini emotivi ma anche matematici. Infatti se per effetto dell’andamento negativo dei mercati perdessimo il 50% del valore del portafoglio, saremmo costretti a recuperare il 100% solo per tornare ai valori iniziali.
Quindi non c’è dubbio che sia cruciale contenere le potenziali perdite e di conseguenza avere un drawdown più basso possibile. Anche perché contenere le potenziali perdite significa avere montanti crescenti nel tempo.
Il controllo del rischio in termini di drawdown non è sufficiente, è indispensabile che sia dinamico. Infatti c’è un altro aspetto che rischia di inficiare le relazioni con i clienti: la dinamica dei flussi e il timing di ingresso.
Proprio a causa dell’errata scelta del timing di ingresso e/o delle tempistiche dei successivi versamenti, il rischio degli operatori è avere consigliato prodotti nel lungo periodo molto performanti e allo stesso tempo avere la maggioranza dei clienti delusi.
Per soddisfare le esigenze che il cliente espone al consulente bisogna che il consulente sappia controllare il rischio in maniera efficace e personalizzata, preservando il patrimonio dalle catastrofi.
CEO & Founder 4Timing SIM – Vi racconto chi sono in poche righe. Lavoro nel mondo della gestione del risparmio da quasi trent’anni. Nel 2016 ho fondato 4Timing SIM, un intermediario finanziario italiano, specializzato nei servizi di consulenza su base indipendente e di gestione individuale di portafoglio. Controllo del rischio, controllo dei costi e consolidamento delle performance è il mantra che da sempre permea la relazione con i clienti, un vero e proprio gioco di squadra. In sintesi: lavoro con le banche per i clienti e non il contrario.