La gestione del portafoglio di investimento ai tempi del Coronavirus
In questi mesi di Coronavirus molti sono i messaggi in cui si tenta di fare moral suasion a favore di una vita più attenta a ciò che è realmente importante: la famiglia, la cura del pianeta, la sostenibilità e tutto ciò che non sia effimero.
Insomma, bisogna proteggere e proteggerci dai condizionamenti e da ciò che spesso il mondo della sovracomunicazione digitale vuole farci credere sia rilevante, solo perché ce lo dicono i social, gli organi di stampa e i media in genere.
Questo vale anche per la gestione e la pianificazione efficiente del patrimonio familiare, strumento che dovrebbe innanzitutto poter garantire il benessere della propria discendenza, il perpetuarsi dei principi morali trasmessi dai nostri progenitori e soprattutto l’unità familiare, dato che purtroppo spesso i discendenti litigano e dissipano affetti e denari.
A questo dovrebbe servire una corretta e meticolosa gestione delle risorse finanziarie.
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Oggi si parla di investimenti sostenibili, ma forse una possibile altra interpretazione di questo concetto è sostenere, appunto, quegli investimenti che come obiettivo di lungo periodo hanno la protezione dei propri cari e di tutti coloro che verranno dopo di noi.
È questo il messaggio che il mondo dell’informazione finanziaria sta veicolando ai risparmiatori? in un momento in cui il futuro non è mai stato così incerto e dove le risorse finanziarie sono scarse e non ci si può permettere di disperderle in investimenti maldestri?
Educazione finanziaria: in che modo influisce sulla gestione del portafoglio di investimento?
L’educazione finanziaria dovrebbe essere al primo posto dell’informazione. Non essere viziata da un conflitto di interessi, che tende a sfruttare il senso comune. Non deve alimentare false credenze necessarie al sostentamento del sistema stesso, anche perché queste divergono troppo spesso dall’obiettivo di protezione e conservazione del patrimonio.
La realtà viene alterata, se ne fa una caricatura semplicistica che non le rende nemmeno merito e, in questo modo, fornisce alla mente di chi legge o ascolta, un’idea imprecisa dei fatti e si crea il pregiudizio, un “giudizio prematuro”, parziale e soprattutto basato su argomenti insufficienti, certamente incompleti, spesso derivanti da indiretta conoscenza.
E’ credenza comune affermare che nel lungo periodo il mercato azionario guadagni sempre, correggendo eventuali discese e riportando ogni volta i conti in ordine.
Nelle ultime settimane, in rete e su documenti di approfondimento finanziario, si susseguono numerosi i consigli di gestori ed esperti che, richiamando diversi studi accademici, consigliano l’inazione ed il rispetto dell’impostazione temporale del portafoglio strategico, anche in presenza di concitate fasi di elevata volatilità. Insomma, sangue freddo e tenere le proprie posizioni.
Tali tesi vengono richiamate per allertare sul rischio (molto probabile in effetti) di effettuare delle movimentazioni tattiche che si rivelino immancabilmente errate in termini temporali.
Ciò con una conseguente perdita dei fatidici giorni più performanti che gli indici di borsa hanno da offrire all’investitore. Ma, del resto, è pur vero che restare “sempre investiti” consentirebbe, invece, di beneficiare delle tendenze rialziste di lungo termine. Del resto, basta aspettare fino a quando BCE, FED, Powell o Lagarde, interverranno (nei modi che ormai conosciamo) per salvare il salvabile. Messa così sembrerebbe convincente!!
Finanza comportamentale e strategie di investimento
In effetti, è evidente che anche la Finanza Comportamentale sia strumentalizzata, con l’unico scopo di giustificare il solito immobilismo ed approccio compra e tieni da parte dei gestori di patrimoni.
Miriadi di statistiche fornite dal sistema del risparmio gestito (quelle che asseverano ed avvalorano la tesi, naturalmente), le interviste in prima pagina del Plus de Il sole 24 ore, servono per passare il solito concetto: le reazioni emotive dell’investitore medio portano a sbagliare costantemente il timing di investimento.
Peraltro, lo dice lo stesso Kahneman, padre della Finanza Comportamentale, che l’impeto ancestrale dell’investitore porta inevitabilmente ad allontanarsi dal rendimento di lungo periodo dei mercati finanziari.
Oggi tutti i gestori ci spiegano, con dovizia di particolari, con quale chiarezza di pensiero e raffinata strategia di investimento ci permetteranno di guadagnare dal prossimo (inevitabile naturalmente!) rimbalzo dei mercati.
Mi chiedo come mai cotanta saggezza non abbia permesso di porre un freno alle perdite degli stessi, intervenendo sui portafogli, onde controllare il rischio, non solo misurandolo ex-post.
Non dico di anticipare i mercati, naturalmente, ma di controllare la volatilità negativa, stabilendo un limite di drawdown, oltre il quale sicuramente (e questo è il modo corretto di interpretare la finanza comportamentale) si rischierebbero il panic selling e gli atteggiamenti compulsivi indotti dall’effetto gregario. Recuperare il 50% di perdite, significa che il mercato deve fare il 100%, solo per tornare in pari! -non proprio scontato direi!
Se non prestabilisci la massima oscillazione negativa del portafoglio, non solo ti allontani esponenzialmente dalla meta, ma scateni gli stessi istinti animali che speravi di dominare patrocinando il compra e tieni.
L’industria finanziaria dovrebbe anche spiegarci per quale motivo un risparmiatore dovrebbe pagare profumatamente un gestore (attraverso commissioni di gestione e performance fee) ed un consulente (attraverso le provvigioni) per la recita della solita cantilena ed inerzia gestionale.
Il bias del senno del poi
Il “bias del senno del poi”, ossia l’umana propensione a darsi sempre delle spiegazioni e giustificazioni dinanzi a qualunque evento, una volta che si è verificato, è la leva che il risparmio gestito usa per motivare il proprio immobilismo.
Se i mercati recupereranno i valori massimi precedenti, sarà un ottimo presupposto per poter dire con atteggiamento saccente, da chi la sa lunga, “vede caro cliente che alla fine tutto si mette a posto, era prevedibile!”. E se stavolta non fosse così?
D’altro canto, anche il risparmiatore ha le sue colpe: chi investe sui mercati finanziari, lo fa spesso con lo spirito della scommessa, della speculazione, vuole approfittare della grande opportunità che i mercati finanziari hanno offerto in tutti questi anni.
Ne siamo sicuri? Il mercato americano, nonostante le perdite superiori al 50% del 2000-2003, del 2008-2009, sono tornati sui massimi, superandoli abbondantemente. Ma ciò vale anche per gli altri mercati?
Quanto pesa l’s&p 500 nel portafoglio del cliente italiano, quanto pesano invece i mercati europei, quanto pesa quello italiano, per esempio? In coscienza (vi invito a fare un grafico dei principali indici Fideuram dal 2000 ad oggi), quanti risparmiatori italiani secondo voi guadagnano realmente in vent’anni, tra andamento dei mercati, costi ed errori comportamentali?
CEO & Founder 4Timing SIM – Vi racconto chi sono in poche righe. Lavoro nel mondo della gestione del risparmio da quasi trent’anni. Nel 2016 ho fondato 4Timing SIM, un intermediario finanziario italiano, specializzato nei servizi di consulenza su base indipendente e di gestione individuale di portafoglio. Controllo del rischio, controllo dei costi e consolidamento delle performance è il mantra che da sempre permea la relazione con i clienti, un vero e proprio gioco di squadra. In sintesi: lavoro con le banche per i clienti e non il contrario.